Supponiamo che un pastore riesca a convincere 19 pecore ad entrare in un recinto, dove permette loro di sopravvivere solo con lo stretto necessario e dalle quali sfrutta, unicamente a suo vantaggio, il loro prezioso latte e la loro lana, senza nessuna spesa a suo carico.
Il successo per ottenere che le pecore entrino volontariamente dentro il recinto avviene con l’aiuto di quattro ‘cani da guardia’, che esercitano un potere reale su di esse e hanno nomi affettuosi: legislativo, esecutivo, giudiziario e IV potere.
Dal momento in cui i pastori non hanno assolutamente alcuna pietà per le pecore, per quale ragione, mi domando, lasciano che una di queste fugga dal recinto? Per ridurre le entrate o per incoraggiare un’altra pecora, fine a quando si scioglierà il recinto?
Così, se in qualche momento una pecora si riprende un po’ dal letargo e comincia a ‘preoccuparsi’, i sempre pronti “custodi” la fanno adattare sia con ‘le buone’ sia con minacce, estorsioni e ‘spontanee faziosità’. Cioè con qualsiasi metodo ‘adeguato’, al fine di convincere ancora una volta l’agnello che la ‘bella vita‘ esiste solo dentro al recinto e quindi si ravveda e ritorni al sonno profondo, obbedendo ciecamente alle regole (faremo ciò che serve – come è stato dichiarato).
La “liberazione” di una pecora potrebbe avvenire solo se i “custodi” avessero capito che i pastori non solo non sono loro amici, ma per di più, molti di questi vengono utilizzati ‘come entità’ in modo completamente umiliante. Come pure se si rendessero conto che, in sostanza, sono anche loro, per la maggioranza, pecore dal ‘buon cuore’, alle quali ‘è richiesto’ di mettersi in mostra. Naturalmente questo provocherebbe, inevitabilmente, un conflitto con i pastori, il cui ‘buon cuore’ è completamente contrario alla loro natura.
Δημήτρης Μ.
traduzione da: olympia.gr
Supponiamo che un pastore riesca a convincere 19 pecore ad entrare in un recinto, dove permette loro di sopravvivere solo con lo stretto necessario e dalle quali sfrutta, unicamente a suo vantaggio, il loro prezioso latte e la loro lana, senza nessuna spesa a suo carico.
Il successo per ottenere che le pecore entrino volontariamente dentro il recinto avviene con l’aiuto di quattro ‘cani da guardia’, che esercitano un potere reale su di esse e hanno nomi affettuosi: legislativo, esecutivo, giudiziario e IV potere.
Dal momento in cui i pastori non hanno assolutamente alcuna pietà per le pecore, per quale ragione, mi domando, lasciano che una di queste fugga dal recinto? Per ridurre le entrate o per incoraggiare un’altra pecora, fine a quando si scioglierà il recinto?
Così, se in qualche momento una pecora si riprende un po’ dal letargo e comincia a ‘preoccuparsi’, i sempre pronti “custodi” la fanno adattare sia con ‘le buone’ sia con minacce, estorsioni e ‘spontanee faziosità’. Cioè con qualsiasi metodo ‘adeguato’, al fine di convincere ancora una volta l’agnello che la ‘bella vita‘ esiste solo dentro al recinto e quindi si ravveda e ritorni al sonno profondo, obbedendo ciecamente alle regole (faremo ciò che serve – come è stato dichiarato).
La “liberazione” di una pecora potrebbe avvenire solo se i “custodi” avessero capito che i pastori non solo non sono loro amici, ma per di più, molti di questi vengono utilizzati ‘come entità’ in modo completamente umiliante. Come pure se si rendessero conto che, in sostanza, sono anche loro, per la maggioranza, pecore dal ‘buon cuore’, alle quali ‘è richiesto’ di mettersi in mostra. Naturalmente questo provocherebbe, inevitabilmente, un conflitto con i pastori, il cui ‘buon cuore’ è completamente contrario alla loro natura.
Δημήτρης Μ.