Opa, nel gergo greco, è un’esclamazione utilizzata per esprimere un sentimento positivo, un’emozione di felicità verso un evento, un invito a lasciarsi andare con leggerezza. O.P.A. è anche l’acronimo inglese di Out of Place Artifacts, traducibile come “oggetti fuori dal tempo”, proprio come quello ritrovato dal protagonista, Florjan, sul fondo del mare durante una gita in barca col suo amico Spyros. Lo strano orologio ha poteri magici e permette a Florjan di viaggiare tra epoche e Paesi diversi per ritrovare la sua amata Cloe. Ambientato nella Corfù veneziana del XVIII secolo…….continua la lettura
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Il messaggio del presepe
This year’s nativity scene
“The message of the manger”.
…il significativo e spettacolare presepe, realizzato da Padre Georgio Dagas, che per anni abbiamo apprezzato ed ammirato nella Chiesa Cattolica di S. Andrea a Patrasso… ora continua la tradizione ad Atene, nella Cattedrale Cattolica di S.Dionisio, dove padre Georgio ha assunto il suo nuovo incarico.
Cogliamo l’occasione per augurare Buone Feste e “buon lavoro” a Padre Georgio, ricordandolo sempre con affetto e stima per la Sua disponibilità, la Sua attiva e costante collaborazione, durante il suo apostolato a Patrasso.
Ambasciata ΙΤ. Elezioni politiche 2022
Cara/o connazionale,
La contatto per informarla che è stato completato oggi, in anticipo rispetto al termine indicato dalla legge, l’invio dei plichi contenenti il materiale per votare alle Elezioni Politiche 2022.
I plichi sono stati spediti al suo recapito di residenza, così come risulta dalla sua iscrizione all’AIRE.
L’Ambasciata ha organizzato la spedizione in stretto contatto con le Poste elleniche, che – su nostra sensibilizzazione – hanno confermato che verrà adottato ogni possibile accorgimento per assicurare una spedizione tempestiva e modalità di consegne sicure ed efficaci, con particolare riferimento a coloro che vivono in zone remote o insulari.
Qualora, ciononostante, dovesse accorgersi nei prossimi giorni (orientativamente a partire da domenica 11 settembre) che il plico non le è ancora stato consegnato, le suggeriamo di:
Ø Verificare con il suo ufficio postale di riferimento se il plico sia rimasto per errore in giacenza presso i loro locali e/o chiedere i tempi di consegna previsti;
Ø Qualora l’esito della verifica con le poste sia stato improduttivo, verificare con la Cancelleria consolare dell’Ambasciata (scrivendo a cancelleria.atene@esteri.it) se il plico non sia stato spedito – per mero errore materiale attribuibile alle Poste elleniche – o per eventuali altri motivi.
In ogni caso, Le ricordo che a partire da domenica 11 settembre 2022 gli elettori che non dovessero aver ricevuto il plico elettorale presso il proprio indirizzo di residenza possono fare richiesta di un duplicato, secondo le modalità già indicate nella pagina web dell’ Ambasciata dedicata alle elezioni politiche 2022.
Colgo infine l’occasione per ricordarLe che:
Ø – il termine ultimo entro cui il plico con i voti deve pervenire all’Ambasciata è giovedì 22 settembre, ore 16 locali e che – in alternativa alla spedizione postale – è sempre possibile consegnare di persona il plico elettorale presso la Cancelleria consolare dell’Ambasciata, senza appuntamento, negli orari di apertura al pubblico;
Ø – In ossequio all’articolo 48 della Costituzione (“il voto è personale ed eguale, libero e segreto”), Le rammento – su indicazione del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – che:
o – l’elettore ha l’obbligo di custodire personalmente il materiale elettorale inviatogli dall’Ambasciata;
o – è assolutamente vietato cedere il materiale elettorale a terzi;
o – chi viola le disposizioni in materia incorre nelle sanzioni previste dalla Legge. L’art. 18 della L. 459/2001 dispone: “1. Chi commette in territorio estero taluno dei reati previsti dal testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, e successive modificazioni, è punito secondo la legge italiana. Le sanzioni previste all’articolo 100 del citato testo unico, in caso di voto per corrispondenza, si intendono raddoppiate. 2. Chiunque, in occasione delle elezioni delle Camere e dei referendum, vota sia per corrispondenza che nel seggio di ultima iscrizione in Italia, ovvero vota più volte per corrispondenza è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 52 euro a 258 euro”.
Nell’assicurarLe che sia io che tutta la squadra dell’Ambasciata rimaniamo a sua completa disposizione per eventuali richieste d’informazioni, Le invio i miei più cordiali saluti.
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(Ελληνικά) Δ. Δημητρόπουλος: Το δικό μας τρενάκι… “σκάλες Αγ. Νικολάου”
Lucilla Trapazzo
Lucilla Trapazzo… “Lettere a Francesca”
per vedere il VIDEO cliccare … qui
“nata a Cassino, vive a Zurigo. Dopo una laurea in Letteratura tedesca presso l’Università La Sapienza di Roma, un master in film & video all’Università americana di Washington, DC, una formazione continua in arte e teatro… lavora come attrice, critico e traduttrice.
La sua attività spazia tra poesia (vincitrice di diversi premi, pubblicazioni in antologie e libri d’arte internazionali, festival), teatro (laboratori didattici, regia, recitazione), video-installazioni e critiche letterarie.
Nelle sue iniziative mira ad una sintesi di tutti i diversi linguaggi artistici. le sue opere sono state esposte in diverse mostre e festival internazionali”.
VIDEO… Cariatidi
“I Fari…” a Sarajevo
SARAJEVO: DOMANI E’ UN ALTRO SOGNO…..SI VEDRA’!
(Viaggio di un cantastorie nei campi profughi della vergogna)
di Luigi Gugliotta
Si è concluso da poco il Festival dei Teatri d’Arte Mediterranei e già la squadra del Teatro B.Brecht di Formia, capitanata dal Maestro Maurizio Stammati, volge le vele verso l’altra sponda del Mar Adriatico, in Bosnia, a Sarajevo. Sappiamo tutti che il Maestro Stammati non finirà mai di stupirci correndo a distribuire un sorriso, un attimo di gioia e spensieratezza in quelle parti del mondo ove povertà, sofferenza e ingiustizia picchiano più forte; lì ove la dignità delle persone viene messa in secondo piano da guerre, interessi economici e spartizione di territori; lì ove il capitalismo sfrenato e gli affari avvelenano l’ambiente, devastandolo e deturpandolo, e le popolazioni locali sono cacciate con la forza e la violenza dai loro territori, costrette a fuggire e ad abbandonare beni ed affetti di un focolare domestico. Questa volta è l’Europa ad attirare l’attenzione di Maurizio; si l’antica Europa delle grandi potenze coloniali che, dopo la seconda Guerra mondiale (anche se fra tante contraddizioni), sembrava erigersi a paladina della Democrazia, del benessere e dello sviluppo sociale; un’ Europa fondata sul concetto di libera circolazione delle merci e delle genti ma priva nei suoi fondamenti di solidarietà ed accoglienza. Ad un’Europa del benessere guardano, con la speranza di una vita migliore per loro ed i loro figli, centinaia di migliaia di persone che fuggono da quelle situazioni di malessere e violenza summenzionate. Sono uomini, donne e bambini, giovani ed anziani, In fuga dai loro paesi di origine distanti migliaia di chilometri; dopo lunghi viaggi di mesi a piedi o con mezzi di fortuna, vittime di gente senza scrupoli pronti ad arraffare i pochi denari che hanno con se, spesso respinti alle frontiere e sballottati da uno stato all’altro, si ammassano in accampamenti spontanei all’aperto, privi di ogni forma di conforto, esposti a malattie ed a tutti i tipi di violenza (anche interna ai gruppi etnici in fuga), per lo più scalzi, malvestiti ed affamati. Malvisti dalle popolazioni del luogo ove si accampano, sono animati solo dal desiderio di raggiungere parenti ed amici nella Mitteleuropa; bloccati da muri spinati, da servizi di sorveglianza e dalla ottusità di alcuni governanti europei
(che in essi vedono una contaminazione razziale) stazionano anni in questi campi della disperazione o nei cosiddetti centri di accoglienza profughi.
In queste terre di nessuno, ove spesso sono assenti i servizi più elementari, essi aspettano che altri decidano del loro destino e della loro vita. A noi Europei questo basta per ripulirci la coscienza: tratteniamo i profughi, (persone come noi !), in recinti ove forse soggiorneranno per anni senza un futuro per loro ed i loro figli, alla mercé di elemosine internazionali o paghiamo affinché qualcun altro (Turchia docet) ci sbarazzi del problema. Le parole umanità e solidarietà diventano solo voci di un vocabolario! In un campo profughi della Bosnia ritroviamo Maurizio ed I suoi compagni di viaggio a portare un sorriso, calore, conforto e tanta umanità a quelle genti (afgani, iracheni, siriani, curdi ecc. ecc, grandi e bambini), private di tutto; private della loro quotidianità (a cui noi occidentali non facciamo più attenzione, come prendere un caffè al bar, o andare dal barbiere o dalla parrucchiera), private degli affetti dei loro cari ed amici (forse morti sotto le bombe o nella fuga), ma soprattutto private della loro dignità di esseri umani.
Ma leggiamo cosa ci dice il Maestro Stammati, (dal suo diario di viaggio):
Sarajevo 4 ottobre ’21
C’è un’intera umanità in perenne movimento, che la mattina non ha un bar dove andare sempre a fare colazione, per un caffè. Non ha una scuola dove portare i figli, un ufficio, un cantiere, un treno che lo accompagni al lavoro. C’è una intera umanità fatta di donne, uomini, ragazze, ragazzi, bambine, bambini, mani, occhi, capelli, piedi, proprio uguali a noi insomma, che non hanno tutto questo perché qualcun altro ha deciso che la loro città, la loro scuola non è più la loro e da lì li hanno cacciati, bombardati, maltrattati, torturati o semplicemente spaventati, e da lì sono andati via con le buste, le borse, le valigie trasformate in case e le scarpe trasformare in strade, sentieri, confini da oltrepassare. Un pezzetto di questa Umanità abbiamo incontrato a Sarajevo, in uno dei vari campi profughi dove vengono accolti per poter riposare, rifocillarsi e riprendere la fuga verso un altrove che non è ben definito.
Entrare in un luogo così è come svegliarsi nel sogno di un altro, non sai bene chi hai davanti, perché si trova lì e cosa pensa di te, visto che non scappi da nessuno e una casa e un bar ce l’hai.
Ma il teatro è meraviglioso, perché mi ha insegnato ad aspettare, ad aspettare di entrare, ad aspettare la battuta per parlare, aspettare di suonare e di cantare, mi ha insegnato ad ascoltare. E così dopo un mattino trascorso tra un the e un ping pong, una partita a carte e una risata, ecco che parte una parata piccola piccola, un tamburo, un organetto e un pazzeriello marchigiano e il campo si trasforma, si sveglia da quel sogno e allora tutti sgorgano sorrisi, tutti vogliono battere le mani, tutti vogliono tammurriata, tarantella e Bella Ciao. Lì, al campo, Afgani, Siriani, Iracheni, Curdi la conoscono tutti, è un po’ anche la loro.
così il primo e carico di sorrisi, pacche sulle spalle, girotondi e nasi rossi è fatto. Domani…. domani è un altro sogno e sì vedrà!!
Sarajevo 6 ottobre ’21
Come il pitone cambia pelle anche il campo cambia, muta, non è mai uguale. Oggi non c’è il sole, l’autunno annuncia il suo tardivo arrivo con freddo e pioggia, tutti sono più nuvolosi, ma c’è una cosa che non cambia, qua al campo, sono le scarpe. Ieri con il sole sembrava di stare in un campeggio, oggi no, vedere in molti restare con le infradito, faceva male, sopratutto se erano bambini.
Oggi laboratorio burattini, in pochissimi arrivano, ma basta imbracciare un Tamburo e come alla maniera dei veri banditori, nel mio inglese incomprensibilmente comprensibile, come pesci in un acquario corrono i bambini, la giornata si prospetta ricca di avventure. Carta, cartone, nastro, un po’ di stoffa ed è fatta, tutti a metterci le mani a fare nasi, orecchie, bellissime le bambine dai nomi impronunciabili, distinte, eleganti, principesse di terre lontane fuggite da draghi e stregoni malefici, i loro sono burattini con il velo sul capo o con la bandana sulla bocca.
Piove, piove duro e il campo cambia, cambia ancora, sotto una tettoia con legna di recupero si accende un fuoco, una radio canta afgano e i giovani partono a danzare, una di loro indossa un abito realizzato dalla sartoria del campo, e d’un tratto siamo tornati a casa loro, il ritmo delle mani si fa forte, la tettoia sj affolla, ci si abbraccia. Ma la pioggia non abbassa la sua forza, i bambini sembra non accorgersene e sguazzano tra pozzanghere e grondaie. all’uscita incrociamo una lunga fila di dolore, come un rosario fatto di persone e famiglie intere al cancello allineati che aspettano di entrare, per loro sembra non esserci la pioggia, non c’è freddo, solo dolore nelle mani che portano il passato e negli occhi che non vedono futuro. Sì, il campo è come un grande pitone, ingoia ogni cosa… noi… loro… tutti…
Sarajevo 7 ottobre ‘21
“The Game” è il nome che viene dato dai migranti, qui in Bosnia, al tentativo di attraversamento di una frontiera. Come succede nella maggior parte dei casi, i “giocatori in fuga” vengono individuati, a volte spogliati dei propri diritti di esseri umani e rimandati indietro al punto di partenza. Quando ho intuito che qualcuno al campo si stava preparando al Game, mi si è stretto il cuore. C’è chi, qui al campo, lo ha provato 3/5/10 volte, e non è passato. Ci sono famiglie che sono qui da 2/3/4 anni e ancora non riescono a vincerlo “sto Game”. Vengono portati ,da chi prende loro i pochi soldi che hanno , su tra i boschi, e provano a passare il confine… il più delle volte vengono intercettati e rispediti indietro.
Ecco The Game… il gioco che non è un gioco .
Oggi invece un gioco vero lo abbiamo portato al campo, IL TEATRO, piove tanto, la mattina non siamo andati, eravamo in una scuola a fare lo spettacolo, ma appena il nostro pulmino ha passato i controlli all’ingresso del campo, un piccolo corteo festante ci ha seguito per annunciare il nostro arrivo. Sono solo tre giorni ma siamo già parte di loro. Sotto una tettoia in poco tempo con fuori che gronda acqua e freddo, montiamo baracca e burattini, un po’ di sedie ed è subito magia, occhi che si accendono, mani che sbattono, risate che si rincorrono. Ci sono tutte le età, dai piccolissimi, agli adolescenti, agli adulti, tutti i volti della terra, la voce si sparge in un attimo e il miracolo di un po di normalità accade …pulcinella vince sempre, è come loro, un migrante secolare che tra la vita e la morte prova a superare tutto quello che gli tocca in sorte… proprio come loro. Un buffo cantastorie, gli racconta dell’Arca di Noè e i più grandi traducono in persiano per i più piccoli e siamo in un ovunque che è la storia del mondo, del racconto, si fa silenzio, i bambini si abbandonano all’ascolto… poi torna pulcinella contro tutti e torna l’allegria.
Al campo c’è gente che entra anche solo per un piatto caldo, per poi provare “The Game” e intanto piove, piove duro, come il freddo che inizia a pungere la pelle… chissà che questa notte, qualcuno di quei bimbi, pensando a Pulcinella, tra quei boschi bagnati, riesca a vincerlo il suo Game, riesca a farla una pernacchia alla paura, riesca a svegliarsi domani in un mondo normale, dove i bambini vanno a scuola e tra i boschi ci vanno a fare i funghi e le castagne, non a giocarsi la vita a testa e croce. A volte …”…vuless’ arrubba’, senza me fa vede’, tutte e facce da gente…” ( cit. Pino Daniele)
Sarajevo 9 ottobre ‘21
Che cosa resta di questi giorni di vita, di sguardi, di piedi scalzi, tutine e pigiamini, che combattono il gelo che scende, la pioggia che batte e tutto quello che ci siamo raccontati, di questa onda di migranti, questo tzunami di uomini e di donne, che sono loro ma siamo anche noi, sono i nostri nonni, le nostre madri migranti, ai quali hanno rubato tutto, la casa, gli affetti, la dignità di esseri umani, spogliati, umiliati a volte calpestati… restano i sorrisi, i sorrisi e la voglia di meravigliarsi, di un naso rosso, di un burattino che sbatte la testa, di un pallone a forma di mondo palleggiato dalle mani di tutti i colori…
Il derubato che sorride ruba qualcosa al ladro ma il derubato che piange ruba qualcosa a se stesso, perciò io vi dico: finché sorriderò tu non sarai perduta.
L’essenza della vita non sarà perduta se l’umanità sarà ancora capace di sorridere, affascinarsi, commuoversi, rubando qualcosa agli innumerevoli ladri di identità, diabolici dissimulatori della realtà”.
Pierpaolo Pasolini
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– Siria, le ‘ferite invisibili’ sui bimbi:
– Siria.Campi profughi devastati…
– Siria, campi profughi diventati….
– Siria, il freddo che uccide…
“I Fari…” ritornano
Formia, Agosto 2021: Torna il Festival dei Teatri d’Arte Mediterranei
a cura di: dr.Luigi Gugliotta

Dal 24 al 29 agosto 2021,
a cura del Maestro Maurizio Stammati
e del collettivo Teatro Bertolt Brecht di Formia,
torna la rassegna del “Festival dei Teatri d’arte mediterranei”
con un programma ricco di eventi culturali (concerti, spettacoli teatrali, mostre , presentazioni libri ed autori ecc.), diretti ad un pubblico di tutte l’età; come di tradizione, cornice dello spettacolo saranno i luoghi ameni e storici della cittadina di Formia e dintorni.
La manifestazione é un vero e proprio atto di coraggio; lo sforzo organizzativo di essa cade sulle spalle dei summenzionati curatori M.Stammati e collaboratori, cosi come grossa parte del peso economico di essa, nonostante l’aiuto volontario di imprenditori, amanti della cultura, della zona formiana e non . Il Festival arriva dopo un grosso periodo di buio e silenzio, causa Covid-19, della cultura in genere; esso continua una tradizione che, con grande dignità e successo, il Collettivo Bertolt Brecht porta avanti da anni in Italia ed anche all’estero (ricordiamo il “Festival dei Fari del Mediterraneo”, Patrasso Maggio 2019).
Tra i numerosi eventi segnaliamo con piacere una nostra conoscenza amica, esibitosi già nel passato, più di una volta, anche in Patrasso; ci riferiamo all’artista Antonio Smiriglia in “Antonio Smiriglia quartet” che la sera del 25.8 si esibirà presso l’Area Archelogica Caposele, in “Voci del Mediterraneo”.
AGO 25
Festival dei teatri d’arte mediterranei – Voci del Mediterraneo
organizzato da Teatro Bertolt Brecht
concerto
ANTONIO SMIRIGLIA QUARTET
25 agosto ore 22:00
Area archeologica Caposele, Formia
Contributo 5 euro
Prenotazione obbligatoria on line
https://www.eventbrite.com/e/biglietti-festival-dei-teatri-darte-mediterranei-voci-del-mediterraneo-165055596733?aff=erelexpmlt
Umberto Galimberti
UNO DEI DISCORSI PIU’ SENSATI …
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QUANDO LA RAZIONALITÀ ESCLUDE L’EMOTIVITÀ : L’ETÀ DELLA TECNICA –
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Il segreto della palestra di Platone
Per il filosofo greco anima e corpo erano legate. Per questo chiedeva che venissero allenate entrambe. In uno slancio ascetico
“I corpi si contorcono sotto il caldo sole di Grecia. Un giovane cade, atterrato da un colpo tremendo, e la sabbia – finissima – gli resta incollata addosso.Il ragazzo si rialza, barcollando un po’. Alza lo sguardo e pianta i piedi a terra. Ruota il proprio corpo e sferra un pugno micidiale. Il suo avversario crolla. Immobile.
Poco distante, sotto un colonnato, un uomo guarda soddisfatto quei ragazzi allenarsi. E’ Platone, il fondatore dell’Accademia. E’ stato lui, qualche anno prima, a coniare il termine philosophia (amore per il sapere), dando così un nome a coloro che, mossi da un desiderio ardente, cercavano di comprendere prima il mondo e poi l’uomo. Per forgiare questo termine, Platone parte da philoponia (l’amore per la fatica), un concetto che aveva imparato e messo in pratica grazie al suo maestro di lotta.
L’Accademia di Platone era questo: un luogo in cui chiunque lo volesse poteva migliorare se stesso. Nell’anima e nel corpo. L’amore per il sapere era mosso (e forse lo dovrebbe essere ancora) dal desiderio di essere sempre migliori. In poche parole, era una questione di ascesi, come spiega Simone Regazzoni in La palestra di Platone. Filosofia come allenamento (Ponte alle Grazie): “La filosofia come askesis, cura e allenamento integrale di sé, come trasformazione della vita (…). Askesis (da cui deriverà il termine ‘ascesi’) significa, in greco antico, ‘allenamento’, in particolare fisico, ‘esercizio ginnico’ e anche, con riferimento a una forma di vita, ‘vita dei lottatori'”.
I filosofi non sono persone che se ne stanno sedute a ragionare dei massimi sistemi, ma coloro che sono disposti a sacrificare se stessi per scoprirsi. A provare fatica, sofferenza e dolore, certi che tutto questo darà frutto. Sono loro a porsi una legge e a sottomettersi ad essa per un bene più grande. Come scrive Ortega y Gasset ne La ribellione delle masse: “Sono gli uomini selezionati, i nobili, gli unici attivi, e non solo reattivi, per i quali vivere è una perpetua tensione, un’incessante disciplina. Disciplina – askesis. Sono gli asceti”.
Il filosofo, ma potremmo anche dire l’uomo che vuol migliorare se stesso, si pone davanti alla vita come un soldato davanti a una battaglia o, se preferite, come un pugile sul ring. Gli stessi dialoghi scritti da Platone sono una forma di lotta. Aristocle (questo il vero nome del filosofo greco) vuole sconfiggere i suoi rivali e lo fa con la dialettica. I suoi Dialoghi sono pugni sferrati. La sua vita un’eterna lotta. Come lui anche Marco Aurelio, l’imperatore filosofo, che, nei Pensieri, scrive: “Vivere è un’arte che assomiglia più alla lotta che alla danza, perché bisogna sempre tenersi pronti e saldi contro i colpi che ci arrivano imprevisti”.
Come nota H. L. Reid, “il Ginnasio platonico era pensato per allenare anime belle in forti corpi atletici”. Lì, le anime e i corpi potevano sfinirsi e ascendere: “Sfinir-si significa fare esperienza della fine come superamento di sé, trasformazione del limite in un passaggio ad altro da sé”, scrive Regazzoni. Ogni prova rappresentava una sfida, della mente e del corpo. L’asticella si alzava ogni giorno di più. Perché, forse, è proprio questa l’essenza della filosofia: essere oggi migliore di ieri. Un po’ come in Rocky: “Qui c’è ciò che conta:” – scrive Regazzoni – “scoprire il limite, incontrare la paura, sentire lo sforzo fino a cedere, e continuare a mettere un piede davanti all’altro. Lavorare da sé, su di sé, per elevare se stessi ed essere, così degni di ciò che accade”.
In Platone, Sparta e Atene si fondono. I filosofi diventano guerrieri. Le loro anime sono templi, i loro corpi mura altissime. Sono questi i segreti dell’Accademia di Platone. Chiusa agli ignavi, aperta a chiunque voglia migliorarsi”.
Antonio Cortese: “La guerra greco-turca…”
La guerra greco-turca del “21-“22 ed il suo impatto in Grecia
a cura di Luigi Gugliotta
“Su gentile concessione del Prof. Antonio Cortese, pubblichiamo un interessante articolo del medesimo: il trasferimento forzato di popolazione, seguito alla guerra greco-turca del 1921-22, ed il suo impatto economico – sociale sul paese ellenico.
Il Prof. Antonio Cortese ha a lungo lavorato presso l’ISTAT dove ha diretto il Reparto Studi e svolto le funzioni di Assistente del Presidente per la ricerca statistica. Ha infine assunto la direzione del Servizio Censimenti per essere poi nominato Direttore Centrale. Ha lasciato l’Istituto nel 1994. Come professore a contratto, ha insegnato presso la Facoltà di Economia e Commercio di Urbino ed in seguito presso la Facoltà di Economia di Roma Tre. È, o è stato, membro di diverse società scientifiche. È autore di numerose pubblicazioni nelle quali si è per lo più occupato di temi di natura demografica (evoluzione delle strutture familiari, migrazioni internazionali, ecc.).”
Per leggere l’articolo…
cliccare… Guerra-grecoturca (1)
REFERENDUM COSTITUZIONALE
REFERENDUM COSTITUZIONALE 2020. OPZIONE PER VOTO IN ITALIA – SCADENZA
Gentile connazionale,
in vista del Referendum Costituzionale, fissato al 20-21 settembre 2020, si segnala il comunicato – disponibile sul sito dell’Ambasciata d’Italia ad Atene (cliccando qui).
Cordialmente,
Ambasciata d’Italia ad Atene
Odos Sekeri, 2 – Atene
https://ambatene.esteri.it













SPOT RADIOFONICO
ΑCHΑΙΚI POLITISTIKI – NUOVO SPOT RADIOFONICO “LE STRADE DEL MARE”
ACHAIKI POLITISTIKI – FESTIVAL ESTIVO DELLE CULTURE OCCIDENTALI
7 GIORNI DI MANIFESTAZIONI – DALL’ 1 AL 7 AGOSTO IN TUTTA LA ZONA COSTIERA DELL’ACHAIA.
LA “IONIA ORCHESTRA” presenta “LE STRADE DEL MARE” – ATTIVITA’ MUSICALI, DI BALLO, POESIA, PITTURA, LIBRI ED ALTRI EVENTI.
CON IL PATROCINIO DELLA REGIONE ACHAIA – IL SOSTEGNO DEL COMUNE DI PATRASSO E DEL COMUNE DELL’ACHAIA OCCIDENTALE.