Lettere ad un insegnante


Vit­to­ri­no Andreoli
psi­chia­tra e scrit­to­re italiano

E ora ti voglio par­la­re in que­sta mia let­te­ra del­le doti che fan­no di te un buon inse­gnan­te e del­le stra­te­gie per­ché tu pos­sa esple­ta­re il tuo com­pi­to pie­na­men­te. Cre­do che la pri­ma qua­li­tà sia l’autorevolezza. Vie­ne per­ce­pi­ta come carat­te­ri­sti­ca del­la per­so­na ed è cer­to l’insieme di mol­ti ele­men­ti. L’autorevolezza dà cre­di­bi­li­tà: ti ren­de pun­to di rife­ri­men­to e le tue affer­ma­zio­ni assu­mo­no il signi­fi­ca­to di «veri­tà». I tuoi allie­vi se ne accor­go­no e ne sono cer­ti: di fron­te a un mon­do di men­zo­gne, improv­vi­sa­zio­ni, masche­re per «appa­ri­re», vedo­no in te la serie­tà. L’autorevolezza diven­ta sicu­rez­za. Non è ridu­ci­bi­le a quan­to si sa sul­la mate­ria, ma fa rife­ri­men­to a una per­so­na­li­tà che si pre­sen­ta con­vin­ta e con­vin­cen­te, coe­ren­te, capa­ce di svol­ge­re il pro­prio ruo­lo e di mani­fe­star­lo anche nel silen­zio, con la sola pre­sen­za. E per­si­no nell’assenza,con­ti­nua


ABRAHAM LINCOLN

Caro pro­fes­so­re, lei dovrà inse­gna­re al mio ragaz­zo che non tut­ti gli uomi­ni sono giu­sti, non tut­ti dico­no la veri­tà; ma la pre­go di dir­gli pure che per ogni mal­va­gio c’è un eroe, per ogni egoi­sta c’è un lea­der generoso.
Gli inse­gni, per favo­re, che per ogni nemi­co ci sarà anche un ami­co e che vale mol­to più una mone­ta gua­da­gna­ta con il lavo­ro che una mone­ta trovata.
Gli inse­gni a per­de­re, ma anche a saper gode­re del­la vit­to­ria, lo allon­ta­ni dall’invidia e gli fac­cia rico­no­sce­re l’allegria pro­fon­da di un sor­ri­so silenzioso.
Lo lasci mera­vi­glia­re del con­te­nu­to dei suoi libri, ma anche distrar­si con gli uccel­li nel cie­lo, i fio­ri nei cam­pi, le col­li­ne e le valli.
Nel gio­co con gli ami­ci, gli spie­ghi che è meglio una scon­fit­ta ono­re­vo­le di una ver­go­gno­sa vit­to­ria, gli inse­gni a cre­de­re in se stes­so, anche se si ritro­va solo con­tro tutti.
Gli inse­gni ad esse­re gen­ti­le con i gen­ti­li e duro con i duri e a non accet­ta­re le cose sola­men­te per­ché le han­no accet­ta­te anche gli altri.
Gli inse­gni ad ascol­ta­re tut­ti ma, nel momen­to del­la veri­tà, a deci­de­re da solo.
Gli inse­gni a ride­re quan­do è tri­ste e gli spie­ghi che qual­che vol­ta anche i veri uomi­ni piangono.
Gli inse­gni ad igno­ra­re le fol­le che chie­do­no san­gue e a com­bat­te­re anche da solo con­tro tut­ti, quan­do è con­vin­to di aver ragione.
Lo trat­ti bene, ma non da bam­bi­no, per­ché solo con il fuo­co si tem­pe­ra l’acciaio.
Gli fac­cia cono­sce­re il corag­gio di esse­re impa­zien­te e la pazien­za di esse­re coraggioso.
Gli tra­smet­ta una fede subli­me nel Crea­to­re ed anche in se stes­so, per­ché solo così può ave­re fidu­cia negli uomini.
So che le chie­do mol­to, ma veda cosa può fare, caro maestro”.

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