Loglio e grano

Sepa­ra­re il gra­no dal loglio. Mai come in que­ste ele­zio­ni si dovreb­be ave­re la pos­si­bi­li­tà di sepa­ra­re il gra­no dal loglio. Ma la mia per­ce­zio­ne è che il gra­na­io sia vuo­to, anzi sia sta­to vuo­ta­to, o anco­ra meglio lo abbia­mo svuotato.
Che cosa ci resta da sce­glie­re? Fran­ca­men­te sono mol­to inde­ci­so su come vota­re. Cir­co­la sul­la rete un foto­mon­tag­gio che sin­te­tiz­za la situa­zio­ne. Veni­ze­los che tie­ne in brac­cio Sama­ras e lo slo­gan: con il voto sce­gli l’uno e pren­di l’altro in rega­lo. Sono due fac­ce note, due poli­ti­ci di lun­go cor­so, e anche le altre liste sono zep­pe di nomi attem­pa­ti che in Par­la­men­to ci “lavo­ra­no” da parec­chi anni. Nep­pu­re que­sta pro­fon­da cri­si eco­no­mi­ca e mora­le è riu­sci­ta a far emer­ge­re vol­ti nuo­vi con idee nuo­ve. Il fron­te si divi­de tra chi è con­tro e chi è a favo­re del memo­ran­dum d’intesa con i nostri creditori.
Non pro­vo sod­di­sfa­zio­ne a pen­sa­re che nes­sun abbia una stra­te­gia chia­ra sul futu­ro di que­sto Paese.
Per que­sta ragio­ne non so a chi affi­da­re il mio desti­no. Di sicu­ro non ne sono più il padro­ne. Loro – già ma loro chi? – deci­de­ran­no per me.
Se riu­sci­rò ad otte­ne­re una pen­sio­ne che mi per­met­te­rà di con­dur­re una vita digni­to­sa, se avrò anco­ra dirit­to ad un let­to in un ospe­da­le pub­bli­co, se il mio mise­ro con­to in ban­ca ver­rà ulte­rior­men­te ero­so, se il figlio di un mio vici­no potrà sfo­glia­re, dall’inizio dell’anno sco­la­sti­co, i libri di testo, se, l’anno pros­si­mo, avrò anco­ra un lavo­ro rico­no­sciu­to da uno sti­pen­dio “euro­peo”, o se qual­cu­no mi obbli­ghe­rà ad accet­ta­re un com­pen­so “bal­ca­ni­co”.
Mi tro­vo a dover sce­glie­re tra l’irresponsabilità di una sini­stra e una destra estre­ma ver­go­gno­se nei loro slo­gan e nel­le loro pro­po­ste e tra la sfac­cia­tag­gi­ne dei due par­ti­ti mag­gio­ri, i qua­li non sono in gra­do – ecco la dimo­stra­zio­ne di quan­to la cul­tu­ra socia­le si riflet­ta su quel­la poli­ti­ca – di spie­gar­mi, sep­pur roz­za­men­te, che cosa mi aspet­ta nei pros­si­mi anni. Non pos­so vota­re con il cuo­re per­ché me lo han­no fran­tu­ma­to, non pos­so vota­re con il por­ta­fo­glio per­ché me lo han­no svuotato.
Dovrei vota­re per deci­de­re se resta­re in Euro­pa o se ritor­na­re a far par­te del cro­gio­lo bal­ca­ni­co, que­sto è il dilem­ma che mi pon­go­no i par­ti­ti. Un dilem­ma che rifiu­to per­ché sfa­sa­to rispet­to alla rea­le situa­zio­ne di sfa­ri­na­men­to socia­le e cul­tu­ra­le che que­sto Pae­se sta vivendo.
Eppu­re mi sen­to costret­to a vota­re per­ché chi è assen­te ha sem­pre tor­to, pur sapen­do che que­ste ele­zio­ni sono inutili”.

Gior­gio Dukakis

www.eureka.gr Mag­gio 2012

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