“Quest’Italia senza futuro che si affida alla magia”
ritratto del Paese secondo lo sguardo di Piero Angela
«Per capire cosa è diventata l’Italia, basti pensare a questo: l’Autostrada del Sole è stata costruita in 8 anni, è cominciata nel 1956 ed è finita nel 1964. Ci sono viadotti, gallerie, ponti. Un grande lavoro. Oggi, quanto tempo ci vorrebbe? Per capirsi, la Metropolitana C, a Roma è in costruzione dal 2007. Ed è solo una metropolitana». Qui comincia la versione di Piero Angela, celebre giornalista e divulgatore scientifico. Il tema: raccontare come è cambiata e, soprattutto, come dovrebbe cambiare, l’Italia. È ampio, ma non si preoccupa. Attinge a dati che conosce a memoria, ricerche impiegate per le sue trasmissioni e aneddoti personali. Mette tutto in fila e poi, paziente, spiega. Lo aiuta lo stile, senza dubbio, e l’età. «Io ho visto la ricostruzione: quando la guerra è finita avevo 17 anni. Ero già un uomo». E rispetto a oggi, «quella era un’altra Italia. Il clima era costruttivo», dice. Ora «è un Paese che si è seduto», che «per qualsiasi cosa – qualsiasi – ha un atteggiamento distruttivo». In poche parole, in crisi. È il ritratto di un Paese senza speranza.
Chiariamoci: l’Italia è piena di potenzialità, gente in gamba, aziende che lavorano benissimo. Il problema è che c’è molta intelligenza individuale ma manca intelligenza di sistema. Vuol dire che le competenze ci sono, ma non c’è la capacità di coordinarle. Non esiste più una struttura in grado di favorire lo sviluppo. E con esso, la crescita. Il Paese si è seduto…continua…
“Quest’Italia senza futuro che si affida alla magia”
ritratto del Paese secondo lo sguardo di Piero Angela
«Per capire cosa è diventata l’Italia, basti pensare a questo: l’Autostrada del Sole è stata costruita in 8 anni, è cominciata nel 1956 ed è finita nel 1964. Ci sono viadotti, gallerie, ponti. Un grande lavoro. Oggi, quanto tempo ci vorrebbe? Per capirsi, la Metropolitana C, a Roma è in costruzione dal 2007. Ed è solo una metropolitana». Qui comincia la versione di Piero Angela, celebre giornalista e divulgatore scientifico. Il tema: raccontare come è cambiata e, soprattutto, come dovrebbe cambiare, l’Italia. È ampio, ma non si preoccupa. Attinge a dati che conosce a memoria, ricerche impiegate per le sue trasmissioni e aneddoti personali. Mette tutto in fila e poi, paziente, spiega. Lo aiuta lo stile, senza dubbio, e l’età. «Io ho visto la ricostruzione: quando la guerra è finita avevo 17 anni. Ero già un uomo». E rispetto a oggi, «quella era un’altra Italia. Il clima era costruttivo», dice. Ora «è un Paese che si è seduto», che «per qualsiasi cosa – qualsiasi – ha un atteggiamento distruttivo». In poche parole, in crisi.
È il ritratto di un Paese senza speranza.
Chiariamoci: l’Italia è piena di potenzialità, gente in gamba, aziende che lavorano benissimo. Il problema è che c’è molta intelligenza individuale ma manca intelligenza di sistema. Vuol dire che le competenze ci sono, ma non c’è la capacità di coordinarle. Non esiste più una struttura in grado di favorire lo sviluppo. E con esso, la crescita. Il Paese si è seduto…continua…