Bertol Brecht
Da Storielle del Signor Kenner, in Storie da Calendario
Torino – Einaudi
La critica verso persone, fatti o comportamenti può essere espressa in modo diretto, dichiarando apertamente la propria opinione e proclamando a voce alta il proprio dissenso, e, in modo indiretto, usando forme diverse, ma altrettanto incisive, per esprimere il proprio giudizio. Una di queste è costituita dalla satira che usa l’arguszia e il senso del ridicolo non con lo scopo di divertire, ma bensì con l’intenzione di colpire un bersaglio: i difetti e i vizi degli uomini, le loro manie, i potenti e il potere, le contraddizioni della società. La satira fa scaturire spesso il sorriso, ma non diverte. Le risate sono amare e spingono a riflettere. Il brano seguente è un esempio di racconto scritto con intenzioni satiriche. L’autore si serve di una storia d’animali per parlare, in effetti, dell’uomo e denunciare le ingiustizie della società.
Se i pescicani fossero uomini farebbero costruire dei cassoni enormi per i pesciolini con dentro ogni sorta d’alimenti sia vegetali che animali. Essi provvederebbero sempre i cassoni d’acqua fresca e soprattutto prenderebbero ogni genere di misure sanitarie. Se per esempio un pesciolino si ferisse una pinna gli verrebbe subito fatta una fasciatura affinchè i pescicani non avessero a lamentarne la morte prematura. Perchè i pesciolini non si immalinconiscono ci sarebbero di tanto in tanto delle grandi feste acquatiche; i pesciolini allegri sono infatti più saporiti di quelli malinconici. Nei cassoni ci sarebbero naturalmente anche delle scuole. E in codeste scuole i pesciolini imparerebbero come si nuota nelle fauci dei pescicani. Per esempio, per poter trovare i grandi pescicani adagiati in qualche posto avrebbero bisogno della geografia. L’essenziale sarebbe naturalmente l’educazione morale dei pesciolini. Verrebbe loro insegnato che la cosa più grande e più bella è quando un pesciolino si sacrifica in letizia e che tutti devono credere ai pescicani specie quando dicono che provvederanno loro un bell’avvenire. S’insegnerebbe ai pesciolini che tale avvenire è assicurato se impareranno ad ubbidire… Naturalmente se i pesciolini fossero uomini farebbero delle guerre tra di loro per conquistare cassoni e pesciolini stranieri. Le guerre le farebbero combattere dai loro pesciolini. Essi insegnerebbero ai pesciolini che tra loro e i pesciolini degli altri pescicani c’è un’enorme differenza. I pesciolini, proclamerebbero, sono notoriamente muti, ma essi tacciono in lingue tutt’affatto diverse e non è quindi possibile che s’intendano fra loro. Ad ogni pesciolino che in guerra uccidesse un paio degli altri pesciolini, nemici e muti in un’altra lingua, appunterebbero una piccola decorazione d’alghe e conferirebbero il titolo di eroe. Naturalmente se i pescicani fossero uomini esisterebbe anche una loro arte. Ci sarebbero dei bei quadri nei quali i denti dei pescicani sarebbero raffigurati con colori magnifici e le loro fauci come dei veri parchi in cui si possa meravigliosamente scorrazzare. I teatri nel fondo del mare mostrerebbero pesciolini eroici nell’atto di nuotare con entusiasmo nelle fauci dei pescicani e la musica sarebbe tanto bella che i pesciolini, a quegli accordi affluirebbero nelle fauci dei pescicani, la banda in testa, sognanti e cullati da pensieri dolcissimi. Certo ci sarebbe anche una religione se i pescicani fossero uomini. Essa insegnerebbe che i pesciolini cominciano veramente a vivere solo nel ventre dei pescicani. Del resto se i pescicani fossero uomini non sarebbe più come ora che i pesciolini sono tutti uguali. Alcuni di loro riceverebbero delle cariche e sarebbero posti sopra gli altri. A quelli un po’ più grandi verrebbe persino concesso di mangiarsi i più piccoli. Ed anche ciò sarebbe gradito ai pescicani, giacchè essi avrebbero così più spesso dei grossi bocconi da mangiare. E i pesciolini più grandi, i funzionari, manterrebbero l’ordine, diventerebbero insegnanti, ufficiali, ingegneri ecc.. In breve esisterebbe una civiltà marina, se soltanto i pescicani fossero uomini.
Bertol Brecht
Da Storielle del Signor Kenner, in Storie da Calendario
Torino – Einaudi
La critica verso persone, fatti o comportamenti può essere espressa in modo diretto, dichiarando apertamente la propria opinione e proclamando a voce alta il proprio dissenso, e, in modo indiretto, usando forme diverse, ma altrettanto incisive, per esprimere il proprio giudizio. Una di queste è costituita dalla satira che usa l’arguszia e il senso del ridicolo non con lo scopo di divertire, ma bensì con l’intenzione di colpire un bersaglio: i difetti e i vizi degli uomini, le loro manie, i potenti e il potere, le contraddizioni della società. La satira fa scaturire spesso il sorriso, ma non diverte. Le risate sono amare e spingono a riflettere. Il brano seguente è un esempio di racconto scritto con intenzioni satiriche. L’autore si serve di una storia d’animali per parlare, in effetti, dell’uomo e denunciare le ingiustizie della società.
Se i pescicani fossero uomini farebbero costruire dei cassoni enormi per i pesciolini con dentro ogni sorta d’alimenti sia vegetali che animali. Essi provvederebbero sempre i cassoni d’acqua fresca e soprattutto prenderebbero ogni genere di misure sanitarie. Se per esempio un pesciolino si ferisse una pinna gli verrebbe subito fatta una fasciatura affinchè i pescicani non avessero a lamentarne la morte prematura. Perchè i pesciolini non si immalinconiscono ci sarebbero di tanto in tanto delle grandi feste acquatiche; i pesciolini allegri sono infatti più saporiti di quelli malinconici. Nei cassoni ci sarebbero naturalmente anche delle scuole. E in codeste scuole i pesciolini imparerebbero come si nuota nelle fauci dei pescicani. Per esempio, per poter trovare i grandi pescicani adagiati in qualche posto avrebbero bisogno della geografia. L’essenziale sarebbe naturalmente l’educazione morale dei pesciolini. Verrebbe loro insegnato che la cosa più grande e più bella è quando un pesciolino si sacrifica in letizia e che tutti devono credere ai pescicani specie quando dicono che provvederanno loro un bell’avvenire. S’insegnerebbe ai pesciolini che tale avvenire è assicurato se impareranno ad ubbidire… Naturalmente se i pesciolini fossero uomini farebbero delle guerre tra di loro per conquistare cassoni e pesciolini stranieri. Le guerre le farebbero combattere dai loro pesciolini. Essi insegnerebbero ai pesciolini che tra loro e i pesciolini degli altri pescicani c’è un’enorme differenza. I pesciolini, proclamerebbero, sono notoriamente muti, ma essi tacciono in lingue tutt’affatto diverse e non è quindi possibile che s’intendano fra loro. Ad ogni pesciolino che in guerra uccidesse un paio degli altri pesciolini, nemici e muti in un’altra lingua, appunterebbero una piccola decorazione d’alghe e conferirebbero il titolo di eroe. Naturalmente se i pescicani fossero uomini esisterebbe anche una loro arte. Ci sarebbero dei bei quadri nei quali i denti dei pescicani sarebbero raffigurati con colori magnifici e le loro fauci come dei veri parchi in cui si possa meravigliosamente scorrazzare. I teatri nel fondo del mare mostrerebbero pesciolini eroici nell’atto di nuotare con entusiasmo nelle fauci dei pescicani e la musica sarebbe tanto bella che i pesciolini, a quegli accordi affluirebbero nelle fauci dei pescicani, la banda in testa, sognanti e cullati da pensieri dolcissimi. Certo ci sarebbe anche una religione se i pescicani fossero uomini. Essa insegnerebbe che i pesciolini cominciano veramente a vivere solo nel ventre dei pescicani. Del resto se i pescicani fossero uomini non sarebbe più come ora che i pesciolini sono tutti uguali. Alcuni di loro riceverebbero delle cariche e sarebbero posti sopra gli altri. A quelli un po’ più grandi verrebbe persino concesso di mangiarsi i più piccoli. Ed anche ciò sarebbe gradito ai pescicani, giacchè essi avrebbero così più spesso dei grossi bocconi da mangiare. E i pesciolini più grandi, i funzionari, manterrebbero l’ordine, diventerebbero insegnanti, ufficiali, ingegneri ecc.. In breve esisterebbe una civiltà marina, se soltanto i pescicani fossero uomini.