Nell’ambito dell’evento “Argomenti di conversazione” nella serata di sabato 28 maggio dedicata ai molteplici temi riguardanti la “sessualità”, la prof.ssa Luciana Frassetto ha proposto un breve esame, anche, sul delicato problema dell’insegnamento religioso e delle leggi dettate dalla chiesa… Parlando del suo libro “La deleteria favoletta del sesso” ha concluso, leggendo un’augurio di fratellanza espresso nelle ultime pagine del libro.
“…Cristo siede a tavola, spezza il pane e lo benedice poi insieme al vino. E’ un’immensa tavolata che corre lungo tutta la terra. Al suo fianco siede Francesco con un saio dimesso, a piedi scalzi, senza porpore, più in là c’è Socrate, la cicuta non l’ha bevuta ancora, ma pensa e ripensa tutto assorto. Dieci sedie più in là c’è la pulzella d’Orleans che ancora sogna la libertà, ed ecco che c’è anche Omero, accompagnato da Giove in rappresentanza dell’Olimpo. Quanti volti, quanti abiti, quanti colori di pelle! Ci sono pure Maria, la sua dolce mamma, ed a fianco Maddalena che Cristo non disprezza mai. E via con Cartesio e poi Einstein con la sua “parrucca” bianca. Madre Teresa di Calcutta siede alla sua sinistra ed ha un bambinetto in braccio ed assomiglia tanto a Maria Madre Pietosa, non certo come aspetto, tutta piccina e nera, ma come anima. Ci sono pure Victor Hugo e Sant’Agostino che discute con Pietro di non so quali chiavi. A tavola siedono gruppetti di fanciulli e donne mature imbellettate a fresco per l’occasione. In disparte due gay si vergognano un po’, ma si guardano fiduciosamente negli occhi. Che Guevara con il suo berretto scuro ed i folti riccioli bruni discute più in là con Napoleone e se ne cantano di belle. Michelangelo e Raffaello tutti tronfi ammiccano a Cristo come per dirgli: “Hai visto come ti abbiamo raffigurato e con che grazia!”. Vedo pure una Maddalena dei nostri giorni in mini gonna succinta che cicaleggia con un giovane dall’aspirata pronuncia esotica. Cristo la guarda un attimo e le sorride come il Cristo di Kazanzakis. Occupando due o tre seggiole c’è Budda, immobile come una sfinge, che medita grasso e serafico ed ha davanti un piatto vuoto, forse fa un po’ di dieta per dimagrire un tantino! In tanti posti vicini, a formare un’immensa fila, ci sono dei piccoli negretti che mangiano avidamente con le mani senza nessuna etichetta, ma a Cristo sono così simpatici che quasi quasi, lasciando vacante il suo posto d’onore, si precipiterebbe ad abbracciarli! Papa Giovanni Paolo II, con un viso sereno e buono lo saluta da lontano e Cristo ricambia con un cenno di mano. Più in fondo senza vino e porcetto a lui proibiti, sta Maometto, sgranocchiando qualcosa tutto assorto. Ci sono poi miriadi di madri, padri lavoratori in tute lacerate e gloriose, figli e figlie con treccine e fiocchetti. Le schifose Arpie, vera piaga del mondo, Fame, Guerra ed Ignoranza, escluse dal simposio, svolazzano scornate ed inviperite nel cielo sovrastante. Ipocrisia, inganno, omicidio, ladroneggio e company, privi di ali, stanno affogando in mare. Malattie, lutti, sofferenze e pene, inevitabili purtroppo, se ne stanno in disparte e sanno che le combattiamo da secoli con coraggio e spesso, specie per le prime, troviamo molti rimedi. La Morte pazientemente attende! Nessuno le sfuggirà. E questa tavolata chilometrica continua, continua ed io non posso più vedere le miriadi di commensali, ma so che sono lì, in questo infinito domino che si perde lontano. Una campanella dal trillo argentino rintocca all’improvviso ed è il segnale, e tutti, tutti si sorridono perchè sentono che Cristo, che è con loro in questo lungo convito di secoli, gioisce per tutto ciò che in essi ha significato amore e non ottusità ed inutili contrasti e lotte. Maometto nel suo cantuccio si è assopito e sogna beato le Urì del Paradiso…
E vissero tutti felici e contenti! Così finivano immancabilmente tutte le favole, anche loro come tutto il mondo, vittime del loro clichè del lieto fine. Anche il Paradiso per tutte le religioni è il lieto fine augurabile a tutti, che può dare energia e speranza nella cosiddetta “valle di lacrime”. Ma accettiamolo come speranza, dolce speranza di qualcosa di impalpabile avvolto e celato dietro gli spazi ancora inesplorati. Farne una fede matematicamente certa ha portato alle codificazioni, alle divisioni, alle guerre fanatiche, agli eccidi ciechi e vergognosi…”
Μιχάλης Κατσαρός “Opponetevi”
Ο Μιχάλης Κατσαρός (1921 – 1998), poeta e pittore greco. Appartiene al periodo letterario del dopoguerra e contemporaneo.
“Opponetevi
a colui che costruisce una piccola casa
e dice : sto bene qui.
Opponetevi
a colui che torna di nuovo
e dice: Grazie a Dio.
Opponetevi
al tappeto persiano dei condomini
all’impiegatuccio dell’ufficio
nell’azienda import-export
all’educazione di stato
alle tasse
anche a me che ve ne parlo
Opponetevi
a colui che saluta per ore dal podio
le interminabili sfilate
a questa sterile signora che distribuisce mirra
e anche a me che ve ne parlo.
Opponetevi ancora
a tutti coloro che vengono chiamati grandi
al presidente della Corte d’Appello opponetevi
alle musiche ai tamburi e alle parate
a tutti i convegni di alto livello dove chiaccherano
bevono caffè delegati consulenti
a tutti coloro che scrivono discorsi sull’epoca
accanto alla stufa invernale
ai lecchini alle suppliche ai tanti inchini
da parte di scribi e codardi per il loro saggio leader
Opponetevi
alle istituzioni per stranieri e passaporti
alle terribili bandiere degli Stati e alla diplomazia
alle fabbriche di materiale bellico
a quelli che chiamano lirismo le belle parole
agli inni di guerra
alle dolciastre canzoni con i lamenti
agli spettatori
al vento
a tutti gli indifferenti e i saggi
agli altri che fanno finta di esservi amici
come a me, anche a me che ve ne parlo
Opponetevi
Allora potete sicuri passare alla Libertà.
E tu dunque
te ne stai lì muto con così tante sottomissioni
alla voce
al cibo
al cavallo
alla casa
te ne stai terribilmente muto come un morto:
Libertà menomata di nuovo ti promettono”.